COME FARE A MANTENERE L’EREZIONE MOLTO PIÙ A LUNGO
Risulta un fatto increscioso quanto imbarazzante verificare su di sé, nel bel mezzo di un rapporto sessuale, la perdita dell’erezione.
Ma non bisogna drammatizzarlo perché esiste un percorso elettivo che consente di riconcialiarsi con se stessi e con la propria intimità, rimuovendo in modo completo e definitivo questo disturbo.
È un problema piuttosto comune tra la popolazione maschile nazionale, tant’è che le indagini condotte dagli specialisti dell’Associazione Andrologi Italiani rilevano che ben 3 milioni di italiani siano vittime di disfunzioni erettili.
Queste difficoltà, inoltre, non sono circoscritte ai soli più anziani, bensì possono verificarsi a ogni età, perciò si parla di “disfunzione erettile giovanile” in riferimento ai 20-30enni coinvolti.
Qualche anno fa ci si approcciava a questo problema con la denominazione alquanto “cattiva” di “impotenza sessuale”, ora fortunatamente obsoleta.
Il disturbo in questione può manifestarsi sotto vesti diverse:
- Mancanza completa dell’erezione nel mezzo dell’incontro intimo;
- Difficoltà nel mantenimento dello stato erettile eseguendo l’azione penetrativa o indossando il preservativo;
- Caduta improvvisa dell’erezione o erezione di precoce durata.
Alla base di questi sintomi possono comparire cause di due diverse tipologie:
- Cause fisico-organiche: se la disfunzione erettile deriva da un problema all’organo sessuale o dalla compresenza di patologie con ripercussioni sull’erezione; il tutto dev’essere appurato attraverso lo svolgimento di accertamenti ed esami clinici presso specialisti urologi e andrologi.
- Cause psicologiche: se la disfunzione erettile è correlata all’approccio mentale sbagliato del partner all’appuntamento sessuale, sovrastato da sensazioni negative di ansia, paura e incertezza circa le proprie potenzialità erotiche.
Qualora gli approfondimenti medici appurassero la sanità fisica del paziente, bisogna imputare l’origine della difficoltà nel mantenere sufficientemente a lungo l’erezione a motivazioni di natura esclusivamente psicologica.
L’aspetto mentale, infatti, gioca un ruolo di imprescindibile valore nel regolare svolgimento del processo fisiologico che induce all’erezione: tutto si avvia nella zona cerebrale, dove l’uomo, stimolato da sensazioni erotiche dall’esterno, raggiunge l’eccitazione sessuale a livello psicologico cominciando a rilasciare quei segnali neuronali e bio-elettrici che discendono verso i genitali.
Nell’area dei genitali poi, il sangue viene pulsato con maggiore intensità verso l’interno del pene, nei suoi corpi cavernosi, fino a gonfiarlo nella classica posizione eretta.
Sulla base di tale presupposto, anche il mantenimento dell’erezione durante il rapporto sessuale effettivo dipenderà dalla predisposizione psicologica alla performance: una mente agitata da pensieri negativi comprometterà sicuramente l’esito della stessa, provocando o la perdita istantanea della condizione erettile oppure la durata estremamente esigua dell’irrigidimento del pene.
Di conseguenza, verrà meno l’appagamento della coppia e il tormento interiore del protagonista dell’incresciosa defaillance.
Un uomo è veramente eccitato a patto che sia sicuro di sé e delle proprie capacità sessuale.
Al contrario, agiscono da inibitori dell’eccitabilità pensieri contorti che costruiscono e alimentano un’aura di preoccupazione e di tensione. Meccanismi cognitivi quali:
- “Non la soddisferò e mi giudicherà poco virile”
- “Non ha senso fare sesso se perdo velocemente la mia erezione”
- “Sono un fallimento perché non riesco a mantenere l’erezione”
- “Mi è già capitato una volta di perdere l’erezione e mi accadrà di nuovo”
Si tratta di quelli che la psicoterapia cognitivo-comportamentale etichetta come “errori cognitivi”, ovvero pensieri disfunzionali che agiscono da destabilizzatori dell’umore e della serenità del paziente nell’approssimarsi alla sessualità concreta.
Ed è questa la tecnica elettiva cui si accennava all’inizio dell’articolo: un percorso scandito in sedute, durante le quali lo specialista psicoterapeuta si adopera, in alleanza con il paziente, a fornire gli strumenti scientifici più utili e adeguati a conseguire una ristrutturazione cognitiva che possa indirizzarlo sulla via della naturalezza e della regolarità.
Questa direzione giusta passa dall’ascolto e dall’analisi della storia personale dell’uomo che, supportato dalla guida esperta, giunge alla consapevolezza che gli esordi del problema e le successive ricadute siano stati indotti da una comune condizione emotiva alterata in negativo.
Si tratta di un circuito di causa-effetto piuttosto logico: a pensieri negativi corrispondono condotte negative.
È evidente, pertanto, quanto sia indissolubile il filo rosso che lega la psiche al corpo: “cognitivo-comportamentale”, non a caso, esplicita la modalità di intervento parallelo di questo trattamento che, infatti, agisce sulla mente e, di riflesso, sulla fisicità del paziente.
In particolare, attraverso i mezzi del “Modello A-B-C-D” e del “Laddering”, lo psicoterapeuta persuade e dimostra al soggetto che è proprio il pensiero, la concatenazione fluttuante dei pensieri, a rendere positiva o negativa una reazione di condotta, a maggior ragione in un contesto d’intimità, dove l’approccio psico-emotivo giusto alla performance è indispensabile per assicurare una migliore durata dell’erezione sotto le lenzuola.
Il paziente concluderà rigenerato l’esperienza con la psicoterapia cognitivo-comportamentale, perché cosciente di come funziona la mente umana, capace di controllare, riconoscere e prevenire le trappole cognitive e, soprattutto, sicuro di sé nella sessualità.
Ne gioverà la complicità di coppia.
Articolo a cura del Dott. Pierpaolo Casto
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